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Fare di sé la materia della propria sperimentazione
categoria: appuntamenti

Giovedì 18 marzo 2010, ore 12, via Brera 28 Sala Napoleonica

JUDITH REVEL

Fare di sé la materia della propria sperimentazione: un dispositivo etico-politico.

“Due sono allora le possibilità.” (per spezzare il cerchio dialettico tra biopolitica e biopotere) “Una prospettiva che, per liberare la biopolitica dai biopoteri, è costretta a reintrodurre l’impossibile sogno di un “fuori” – a secondo dei casi: un fuori dai rapporti di potere, dalla storia, dall’immanenza, dalla politica – in forma di Eden perduto; e che, spesso, viene conseguentemente condotta ad assumere una prospettiva suo malgrado trascendente, neometafisica (per esempio: un pensiero del margine, della sottrazione) quando non adopera addirittura le vesti di un pensiero negativo. Di fronte a questo, esiste tuttavia un diverso tentativo di rompere la gabbia dialettica attribuendo alla biopolitica un’eccedenza, una dissimetria allo stesso tempo radicale (qualitativa, ontologica) e strettamente immanente e storica. Questa dissimetria che consentirebbe in quel caso di liberare la biopolitica dai biopoteri è, per alcuni, la capacità che la vita possiede di creare, di inventare, di innovare laddove i biopoteri (il sistema produttivo e il suo correlato – la razionalità di governo degli individui e delle popolazioni) sono solo in grado di riprodurre (merci, valore, dispositivi di assoggettamento). Insomma, per molti interpreti e militanti, mentre i biopoteri sono alla lettera poteri sulla vita, la biopolitica è espressione della potenza (politica, ontologica) della vita stessa nel suo significato pieno – vale a dire della sua capacità di inaugurare modi di vita e relazioni, cooperazioni e circolazioni del sapere, affetti e linguaggio, reti e collaborazioni. Una biopolitica in forma di seconda, terza o ennesima natura, e che può allora assumere l’innovazione come terreno di antagonismo e di democrazia radicale, e la ridefinizione del politico come reinvenzione del comune”. (Judith Revel)

Judith Revel, filosofa, docente presso L’università di Parigi I . profonda conoscitrice della filosofia politica Francese e Italiana. La sua ricerca si concentra in ambito della filosofia del linguaggio sulla biopolitica, sui movimenti sociali e sulle nuove forme di soggettività politiche.

Studiosa del pensiero di Foucault ha pubblicato numerosi libri ed è membro del Comitato Scientifico del Centro di Michel Foucault, che gestisce l’archivio del filosofo. Judith Revel è una Italianista, ha tradotto opere filosofiche di autori come Giorgio Agamben, Paolo Virno, Roberto Espositivo, Tony Negri con i quali condivide l’ambito concettule di cos’è comune, di cos’è la natura umana, e sulla definizione di vita. Ha fatto parte fino al 2008 della redazione di Multitudes e attualmente membro di Posse Editoriale, collabora regolarmente con il quotidiano Il Manifesto.

Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo:

Archivio Foucault, 1961-1985 (edizione italiana dei Detti e scritti di Foucault, Gallimard, 1994) Milano, Feltrinelli , 1996-1998. Foucault, Le parole e i poteri. Dalla trasgressione letteraria alla resistenza politica. Roma, Manifestolibri, 1996. Le vocabulaire de Foucault, Paris, Ellipses, 2002 Foucault. Un’ontologia dell’attualità , Cosenza, Rubbettino, 2003. Fare moltitudine, Cosenza, Rubbettino, 2004. Foucault. Esperienze di pensiero, Parigi, Bordas, 2005. Dizionario Foucault, Ellissi, 2007. Chi ha paura delle periferie?, Paris, Bayard, 2008. Archives de l’infamie (Collectif Maurice Florence: J. Revel, Ph. Artières, J.-F. Bert, P. Michon, M. Potte-Bonneville), Paris, Les Prairies Ordinaires, 2009. Archives of Infamy (Collective Maurice Firenze J. Revel, Ph. Artières, J.-F. Bert, P. Michon, M. Potte-Bonneville), Paris, Les Prairies Ordinari, 2009.