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Verso e dopo il 12 marzo

La riforma delle università si fa attendere ma l’attesa non è di certo calma e senza spaesanti locuzioni del governo.
Il 12 marzo 2010 il mondo della formazione scenderà in piazza per la prima volta in seguito all’ approvazione della riforma Gelmini, ognuno con le proprie rivendicazioni.
Il 4 marzo 2010 il governo ha deciso di tracciare una linea netta separando l’istruzione, dall’istituzione pubblica delle scuole superiori, senza nessun pudore l’ ultimo decreto legge ed il completamento totale della riforma, annunciato per inizio estate, viene descritto dal governo come “un grande cambiamento”. Inutile descrivere il vuoto nel quale l’istruzione pubblica cadrà e possiamo dire, sta cadendo.
Tagli, licenziamenti, eliminazione della geografia, tetto massimo del 30% per i migranti in ogni classe, riduzione dell’obbligo scolastico grazie all’ apprendistato, azzeramento della sperimentazione, 30 ore obbligatorie a settimana con l’eliminazione completa di tutti i laboratori e la gravante del voto di condotta.

Per quanto riguarda le Università e le Accademie, il saccheggio lo si può notare nei pesanti tagli all’ FFO, nell’aumento indiscriminato delle tasse a cui assistiamo da tempo e nell’assurdo e becero inserimento nei Consigli di Amministrazione di aziende private che come facilmente possiamo immaginare saranno le vere e uniche, oltre agli studenti, finanziatrici delle Università pubbliche. Dal finanziamento, al diritto di decisione il passaggio è ovvio, oltre che immediato, la pressa capitalista oltre che invadere i CdA devasterà ogni scopo formativo, ogni lungimiranza conoscitiva, ogni ego creativo che necessita di un ventaglio di opportunità didattiche sul quale esprimersi.

Le Accademie dal loro canto si portano dietro ogni tipo di acciacco istituzionale, i ddl presentati al Senato, come potevamo immaginare, appellandosi all’emergenza crisi eliminano ogni possibile parificazione dei finanziamenti statali con le università, ma riconoscendo, “Alta” la formazione impartita agli studenti, considera opportuno l’equiparazione dei titoli di studio accademici con le lauree. Quello che ne scaturisce è una totale disfunzione strutturale che vede le accademie rincorrere una formazione di qualità che non raggiungerà mai, segnata dal completo disinteresse degli organi statali competenti. L’unico interesse che può far incanalare l’attenzione mediatica (e istituzionale) su un’accademia è il suo trasferimento all’interno di future sedi ancora più inadatte di quella fino ad ora assegnatagli.

Il cane zoppica e lo si finisce a bastonate, in questo scenario degenerativo i baroni si ritagliano orticelli edenici spergiurando e speculando sulle tasche degli studenti e mentre la nave affonda con tutta la disinvoltura possibile si assicurano scialuppe di salvataggio. Adesso è crisi ma è crisi vera, ai tutor viene promesso il pagamento a fine anno, tecnici didattici e di laboratorio vivono con due mensilità da inizio ottobre, la busta paga dei docenti tarda ad arrivare, trasformando la didattica in un valvola di sfogo, il collasso è alle porte e nello stesso giorno della commemorazione del processo che ha messo l’università in ginocchio, gli studenti scendono in piazza.

C’è la necessità di iniziare un cambiamento e il cambiamento che conta è quello che avviene nell’immaginario. Elemento fondamentale è la nostra capacità creativa. È la riattivazione del suo potenziale all’interno del mondo. Possiamo prenderci ciò che desideriamo attraverso la diffusione delle idee in tutte le forme che conosciamo. Tutti possiamo contribuire attraverso lo scambio e la condivisione delle nostre conoscenze e saperi, a realizzarla e renderla concreta.
La sperimentazione è l’unica maniera di conquistare forme di gestione del comune, produrre alternative è parte del nostro DNA, attraverso lo stravolgimento dei codici, anche nella manifestazione pubblica, vogliamo esplorarne il senso ludico e irriverente, per questo valido motivo esprimiamo il desiderio di reinventare una presenza di piazza: prendiamo ispirazione dalla rebel clown army, riformulandola a seconda delle nostre più creative esigenze.