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COMUNICAZIONE GUERRIGLIA
categoria: percorsi

Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione

autonome a.f.r.i.k.a. gruppe, Luther Blisset, Sonja Brünzels

coverComunicazioneGuerriglia

La comunicazione-guerriglia ha come obbiettivo la supposta naturalezza e ovvietà dell’ordine dominante. Il suo potenziale sovversivo consiste nel mettere in discussione la legittimità del potere, e con ciò aprire spazi per nuove utopie. Il suo fine è trasformare discorsi chiusi in situazioni aperte. Infatti, quanto più spesso gruppi politici aprono spazi invece di chiuderli e recintarli, tante più possibilità si avranno di prefigurare alternative alla società esistente. In simili momenti può accadere che di punto in bianco i soggetti agiscano in modo diverso dal solito, che l’esperienza li faccia cambiare non solo in ciò che dicono, ma anche in ciò che fanno.
Nella ricerca di simili forme d’intervento, gli autori si sono ispirati a persone, gruppi, movimenti, che a loro volta si sono occupati dei rapporti tra potere, parole e sovversione, tra arte, tecnica, cultura e politica. Nell’affollata galleria dei precursori della comunicazione-guerriglia, si trovano antenati molto diversi tra loro, come l’Internazionale Situazionista, il movimento del ’77 in Italia, la Kommune 1 nella Rft, gli Yippies, i Culture Jammers e i Billboards Bandits negli Usa, gli psicogeografi in Francia, Italia e Inghilterra.
Il risultato del confronto con tali gruppi, è la scoperta di principi, metodi e tecniche di comunicazione-guerriglia. In una parola un manuale. La tattica guerrigliera si basa sulla conoscenza del terreno, agisce localmente e puntualmente. I guerriglieri colpiscono di nascosto e si spostano prima di venire catturati. Non cercano lo scontro frontale alla luce del sole, perché avrebbero ben poche possibilità contro formazioni “regolari”. Se riferiamo tutto ciò ai processi di comunicazione, vediamo che i guerriglieri sfuggono ai contesti stabiliti dalle strutture di argomentazione, e hanno idee ben precise sui loro modi di agire.
Quando la guerriglia vince, la metafora cessa di essere valida: il concetto di “comunicazione-guerriglia” non si presta alla vittoria in una qualsiasi accezione militaresca, il suo fine non è preparare il terreno per l’istituzionalizzazione dell’utopia e per l’instaurazione di un perfetto Stato o non-Stato.
Mentre la militanza e il sabotaggio tradizionali puntano a un’interruzione del canale di comunicazione, la comunicazione-guerriglia intende la forma della stessa comunicazione come prassi di dominio. Essa si serve delle strutture di potere, spiazzando i suoi segni e codici.

da: http://www.bibliotecamarxista.org/autori/autonome%20a.f.r.i.c.a.%20gruppe.htm

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